(Paragraph 99 of Chapter 8)

“Un boccale di birra o due, perdinci, è una razione moderata per bagnare l’ugola di un Cristiano affaticato e renderlo allegro. Allora il boccale tentennò e la barba si impiastricciò, i festaioli dissero dei motti licenziosi e le figlie della padrona esclamarono: “Quanto ci si diverte!”. Ma io, a stomaco pieno, me ne andai a vagabondare per le strade. Cantavo a squarciagola, i vetri volarono in mille pezzi, ed ecco tutti i buoni borghesi della città in un’agitazione febbrile. Ma io, allegro compare sempre, con un salto fui al fiume e li bombardai in bel modo, con sabbia e pietre. Arrivato a Pori fui messo in un grosso paniere e portato al mercato. A Uusikaupunki mi copriron d’ingiurie e di lordure. A Turku mi buscai una coltellata nel collo. Giunsi alfine all’angolo di una strada, dove trovai cinque donnacce polpute. La prima mi tirò una pedata, la seconda disse: “Lascia in pace quel fanciullino: non è né un briccone né un salciccione”. La terza gridò: “Chi tormenta quel ragazzo?” e la quarta aggiunse: “Bisogna aiutarlo a uscire da questo brutto impiccio”. “Allora andiamo a braccetto a ballonzolare”, dissi a loro: ma la quinta mi picchiò sul cranio da darmi le vertigini e urlò: “Vattene di qui!”. Io obbedii issofatto. Andai nella capitale, mi cacciarono in una segreta lurida e nera; mi trascinarono in tribunale, mi assestarono uno sculaccione brutale dicendo: “Vattene, vattene di qua, animalaccio”. E io ripresi la mia corsa rapida, sempre allegro, sempre col mio cuore simile a una borsa da tabacco in pelle di foca. Gironzolavo canticchiando, camminavo per vie faticose. Arrivai nello Haime dove ora mi trovo, mi arrampicai sul pulpito di Kuninkala e ora, cari fratelli: Amen, bum!